A piedi tra bastioni e baluardi
Se sei arrivato in auto a Palmanova ti suggerisco di memorizzare con attenzione dove parcheggi, le strade si assomigliano moltissimo. Questo è un buon motivo per raggiungere la città a forma di stella con la bicicletta lungo la Ciclovia Alpe Adria, con il treno che si ferma fuori dalle mura o con il bus. Come vedi le alternative non mancano. Comunque tu abbia raggiunto Palmanova, io muoio dalla voglia di accompagnarti in un’insolita passeggiata a zig-zag, dentro e fuori le mura della città stellata! La città nasce dal nulla come fortezza, per volontà della Repubblica della Serenissima. La costruzione inizia alla fine del Cinquecento, l’obiettivo? Far dormire il leone di Venezia sonni tranquilli protetto dall’imponente architettura militare. Ti faccio partire da Piazza Grande, non vi è nome più azzeccato per descrivere un luogo. Questa piazza era stata progettata come piazza d’armi e avrebbe dovuto contenere 20000 persone, pensa che Palmanova oggi supera di poco i cinquemila abitanti. La piazza rappresenta a pieno titolo il centro di Palmanova, il suo cuore pulsante. Qui si trovano alcuni dei principali monumenti di epoca veneziana, i locali dove, lontano dal rumore del traffico, fare una pausa; il lunedì mattina la piazza cambia abito e diventa un luogo che brulica di gente, di bancarelle è giorno di mercato. Bancarelle ogni dove, merci di tutti i tipi dalla frutta all’abbigliamento, un appuntamento imperdibile per i locali ma anche per i numerosi turisti che raggiungono Palmanova proprio per l’occasione. Questa piazza dove ti trovi come un palcoscenico apre il sipario e ti presenta i suoi capolavori: Il Duomo, il Palazzo del Provveditore Generale, oggi sede del Comune, con il leone alato sulla facciata, i numerosi personaggi (provveditori veneti) che con portamento austero, restano immobili e noncuranti sul loro piedistallo, le riproduzioni di alcune macchine utilizzate dai Veneziani, abili costruttori quando si trattava di edificare in luoghi ricchi d’acqua. Il racconto della fortezza ha inizio qui. Un baluardo veneziano contro una possibile incursione turca o forse anche una difesa contro gli Asburgo che dominavano una parte dei territori circostanti.
Guardando il Duomo, vai a sinistra, imbocca Borgo Udine e percorri la strada principale fino in fondo. Arriverai così ad una delle tre porte che consentivano l’accesso alla città: Porta Udine. Il semaforo che trovi alla tua destra ti consentirà di superare la porta senza correre alcun rischio e ti darà l’opportunità di vedere questa doppia porta dove è ancora visibile la ruota che serviva per azionare il ponte levatoio, che ahimè non esiste più. Ed ecco alla tua destra l’acquedotto veneziano e il fossato che circonda la fortezza. Non scendere subito lungo il fossato, fai una piccola deviazione verso la cascatella che vedi sulla tua sinistra. Qui scorre la Roggia di Palma: pensa percorre oltre 30 chilometri, attraversa la città di Udine e arriva fino qui per gettarsi nel fossato della città. La cascata è altra circa tre metri. Serviva come trasporto delle acque e, dopo lungo tempo di inattività, è stata ripristinata di recente. Scendi per proseguire verso destra: il tuo sguardo coglie alcuni elementi architettonici e militari di questo luogo. Bastioni, baluardi, cortine, gallerie sono termini ricorrenti quando si descrive Palmanova. La prima volta che mi capitò di visitarla riuscivo a malapena a immaginare come fosse dovuta apparire alla nascita e a che cosa fossero serviti tutti questi elementi. Alla sua difesa principalmente, in base alla gettata delle armi utilizzate. Quando raggiungi la seconda porta, Porta Cividale, in direzione Est, rientra nel borgo che guarda caso si chiama Borgo Cividale, vai a sinistra. Dopo pochi passi incontrerai una costruzione: si tratta della Polveriera, che veniva utilizzata come magazzino per la polvere da sparo e oggi? È un luogo per mostre temporanee ed eventi. Tra la Porta Cividale e la Polveriera, se vuoi, c’è la possibilità di salire sul Baluardo Garzoni. Il tuo sguardo dominerà la campagna circostante e, guarda caso, altre piccole costruzioni più esterne: le lunette napoleoniche. Eh sì, seppur la sua fu una breve permanenza, Napoleone trasformò la fortezza adeguandola alla gittata dei cannoni. Ritorna sui tuoi passi fino alla porta e ora vai a destra. Stai camminando sempre nel Parco dei Bastioni, il polmone verde di Palmanova con oltre duecento diverse specie di piante spontanee. Le api conoscono molto bene questa varietà dove potersi nutrire! In una delle lunette sono ospitate le arnie dove le laboriose api producono il loro “nettare”. Ascoltando questo mio racconto immagino tu sia giunto alla terza e ultima porta: Porta Aquileia o Porta Marittima. Rientra in città lungo il borgo, alla tua desta la facciata di una delle tante caserme chiusa da tempo, in attesa di conoscere il loro destino. Gira a sinistra su Contrada Savorgnan, non puoi perderti l’imponente facciata del Teatro Gustavo Modena, tempio della cultura palmarina, costruito nella prima metà dell’Ottocento. Siamo giunti alla fine del percorso, già intravedi la piazza Grande, la facciata del Duomo e del suo campanile “nano”, così basso per non diventare bersaglio delle artiglierie nemiche. Al centro ecco Mario come lo chiamano i palmarini lo stendardo che se soltanto fosse in grado di parlare o di scrivere i suoi ricordi, con tutti i vessilli che gli sono stati collocati in cima, potrebbe farcire il racconto di interessanti curiosità e scrivere il più dettagliato libro di storia di Palmanova.